Appello accorato: i genitori tailandesi chiedono il salvataggio degli ostaggi di Hamas

Israele/Thailandia-

La crisi derivante dal conflitto in corso tra Israele e Hamas ha colpito un nervo scoperto nel tranquillo villaggio di Baan Nong Saeng, in Tailandia.

Natthaporn Onkaew, un bracciante agricolo di 26 anni originario di questa tranquilla parte della Thailandia, due anni fa cercava pascoli più verdi in Israele, incurante della tempesta che si stava preparando in terra straniera. La recente situazione degli ostaggi orchestrata dai militanti di Hamas ha ormai travolto il giovane, lasciando la sua famiglia in un abisso di disperazione.

Suo padre, Thawatchai Onkaew, aveva nutrito fin dall'inizio timori per la sicurezza di suo figlio. La sua richiesta a Natthaporn di riconsiderare la sua decisione riecheggia ancora nella modesta abitazione della famiglia. “Gli ho chiesto: 'Sei sicuro di voler andare in questo paese pericoloso dove ci sono continuamente conflitti?' Ma lui ha detto che andava bene”, ha raccontato Thawatchai visibilmente scosso.

La triste notizia è arrivata alla famiglia Onkaew quando le immagini degli ostaggi sono emerse sui social media durante il fine settimana, identificando Natthaporn tra i catturati. Da allora, i tentativi dei suoi genitori di raggiungerlo si sono scontrati con un muro di mattoni. La loro ultima conversazione con lui è stata interrotta mentre stava andando a giocare a calcio con un amico. Il dolore nella voce di sua madre, Thongkoon Onkaew, era palpabile mentre raccontava l'ultima interazione.

Questa realtà straziante ha gettato una lunga ombra sulla famiglia, che ora si unisce a molti altri in un appello collettivo al governo tailandese affinché intervenga. “Voglio che liberino mio figlio… sono senza parole. È completamente buio,” implorò Thongkoon, con la voce tremante di disperazione. “Aiutate gli ostaggi il più presto possibile. Questa è l’unica cosa che voglio dire al governo (tailandese)”.

I contributi di Natthaporn, unico capofamiglia della famiglia, sono stati bruscamente interrotti, lasciandoli in una situazione finanziaria precaria. Le rimesse mensili che inviava a casa erano linfa vitale per la famiglia, poiché coprivano le tasse scolastiche della sorella dodicenne, oltre ad altre cose essenziali. La sua assenza è un agghiacciante promemoria della instabile situazione all’estero, mentre migliaia di lavoratori tailandesi stanno ora contemplando l’idea di tornare a casa da Israele.

Il governo tailandese, nei colloqui con le autorità israeliane, ammette di essere all'oscuro delle condizioni degli ostaggi. L’aumento del numero delle vittime ha provocato un’onda d’urto nella comunità, mentre il governo si affretta a garantire la sicurezza dei suoi cittadini. Questo incidente fa luce sulla difficile situazione più ampia dei lavoratori migranti provenienti dalla Tailandia e dalle Filippine, che costituiscono una parte significativa della forza lavoro rispettivamente nei settori agricolo e sanitario israeliano.

Mentre il conflitto infuria, le grida disperate della famiglia Onkaew risuonano con quelle di molte altre persone, trascendendo i confini e invitando la coscienza della comunità internazionale ad agire rapidamente.

Questo articolo è originariamente apparso sul nostro sito gemello The Pattaya News.

Sottoscrivi